Pericolosità Naturali
Terremoti
Preparato da CERG – European Centre on Geomorphological Hazards – Strasbourg, France & the Editorial Board
Il terremoto è lo scuotimento e vibrazione del suolo causati, principalmente, da una improvvisa rottura e movimento delle placche tettoniche in cui la crosta terrestre è suddivisa, ma anche dall’attività vulcanica. Le placche tettoniche possono essere costituite da crosta continentale, da crosta oceanica o da entrambe; i terremoti solitamente si concentrano lungo i margini delle placche.
I danni potenziali che si determinano durante un terremoto possono essere prodotti dalle seguenti pericolosità principali: scuotimento del suolo, fratture del suolo, maremoti, alluvioni, incendi ecc.
Ad oggi, la previsione dei terremoti non è possibile; ciò nonostante, esistono numerosi studi scientifici finalizzati alla comprensione dei meccanismi della sismicità e alla valutazione della probabilità di accadimento dei terremoti.
Il terremoto è lo scuotimento e vibrazione del suolo causati da un repentino rilascio di energia all’interno della crosta terrestre, a sua volta determinato dal comportamento delle rocce situate in strati più profondi della Terra, ovvero nel mantello solido (incluso nella litosfera) e nel mantello fuso (l’astenosfera).
Gli attributi principali dei terremoti sono: la magnitudo (energia sismica misurata sulla scala Richter), l’ipocentro (il luogo sotterraneo ove si è verificato il movimento della faglia), e l’epicentro, ovvero la proiezione superficiale dell’ipocentro.
Se si verificassero due terremoti di pari energia, solitamente, più profondo è l’ipocentro, più estesa risulta essere l’area interessata dallo scuotimento in superficie: ampie faglie sismogenetiche situate a grandi profondità possono generare terremoti con potenziale distruttivo che si estende per diverse centinaia di chilometri quadrati.
I terremoti possono classificati solo in base alla loro origine:
Terremoti di origine tettonica
Le grandi faglie presenti all’interno della crosta terrestre consentono di rilasciare, sotto forma di movimento differenziale, la grande energia sviluppata dalle forze interne alla Terra (le cosiddette “forze tettoniche”), responsabili dei movimenti delle placche. Quando l’energia accumulatasi in corrispondenza di una o più di queste faglie raggiunge livelli molto alti, le rocce si rompono improvvisamente, rilasciando energia attraverso un movimento rapido (il terremoto). Queste faglie possono essere molto grandi (diversi chilometri) e regolano i movimenti relativi delle varie placche che compongono la crosta terrestre.
Terremoti di origine vulcanica
I terremoti possono manifestarsi anche in aree vulcaniche attive, giacché queste sono caratterizzate da costanti deformazioni che si realizzano attraverso grandi e piccole fratture. In generale, i terremoti vulcanici hanno bassa energia ed un bassa profondità focale.
Terremoti antropogenici
Si verificano laddove esista un contributo umano nel determinare la rottura che genera il terremoto. Si possono classificare in:
- Terremoti indotti: laddove le attività dell’uomo producono variazioni del campo di stress meccanico delle rocce, sufficientemente grandi da generare un sisma. Non è necessario che le rocce siano già sottoposte ad un campo di stress tale da generare un terremoto nel breve termine (in senso geologico!).
- Terremoti innescati: laddove è sufficiente una piccola perturbazione meccanica generata da attività umane per far passare il sistema roccioso dallo stato quasi-critico allo stato instabile. Il terremoto si verificherebbe ugualmente, anche se, probabilmente, in un lasso di tempo maggiore. È come se le attività dell’uomo avessero spostato in avanti le lancette dell’orologio sismico. In questi casi, lo stress addizionale apportato dall’uomo è molto più piccolo rispetto allo stato di stress preesistente nella roccia.
Recentemente, si registra una crescente attenzione verso i terremoti causati da attività umane, come nel caso delle perforazioni per la ricerca di idrocarburi, dei sistemi di fratturazione idraulica della roccia (il cosiddetto “fraking”), utilizzati per estrarre idrocarburi dagli scisti, o come nel caso dell’eccessiva estrazione di acque profonde. Non è ancora stata dimostrata una chiara correlazione tra terremoti di grande magnitudo e tali attività; in ogni caso, è noto che ogni tipo di perturbazione in superficie o in profondità è in grado di generare onde sismiche, anche se di piccola intensità.
La tettonica delle placche, una teoria scientifica sviluppata nella seconda metà del XX secolo, stabilisce che la crosta terrestre rigida (chiamata litosfera), è suddivisa in “placche” che si muovono al di sopra di uno strato a bassa viscosità con comportamento meccanico fluido (chiamato astenosfera). La causa principale dei terremoti risiede, quindi, nel movimento di queste grandi placche che compongono lo strato più esterno della Terra (la crosta terrestre).
Quando le placche tettoniche scorrono sotto, sopra o a fianco l’una dell’altra, si generano i terremoti. Tali movimenti possono essere dell’ordine di alcuni millimetri, generando piccoli scuotimenti, o dell’ordine di metri, generando violenti terremoti.
Il calore presente negli strati sottostanti la litosfera e la differenza tra la bassa densità della litosfera e l’alta densità della sottostante astenosfera spiegano tali movimenti e si pensa costituiscano la principale sorgente di energia che governa la tettonica delle placche.
Le differenze di densità sono responsabili anche dell’approfondimento dell’astenosfera all’interno del mantello più profondo, in corrispondenza delle zone di subduzione.
Le placche tettoniche possono essere costituite sia da crosta continentale che da crosta oceanica o da entrambe.
Il loro movimento è in gran parte dovuto all’alta densità (relativa) della litosfera ed al comportamento meccanico relativamente più fluido dell’astenosfera.
Come anticipato nella domanda 2, terremoti di bassa magnitudo possono essere provocati anche dalle attività dell’uomo (si veda la domanda 2 per le tipologie più comuni), anche se la comunità scientifica non dispone ancora di dati verificati per poter identificare una correlazione tra tali attività e terremoti di grande intensità.
I terremoti sono profondamente legati alle forze geologiche che generano le montagne e creano gli oceani. Laddove le placche si incontrano, si concentrano ampie faglie e zone di frattura.
I terremoti, pertanto, si concentrano lungo i margini delle placche. Per questo il rischio sismico è concentrato laddove gli insediamenti umani sono localizzati:
- In prossimità dei limiti di placca (convergenti, trasformi e divergenti, in ordine di pericolosità sismica attesa)
- In aree vulcaniche attive, dove le deformazioni del vulcano generano terremoti a bassa energia ed a bassa profondità, che solitamente colpiscono aree limitate.
Sulla base della loro geometria e del campo di forze responsabile del movimento delle placche, i margini tra le diverse placche possono essere descritti sulla base delle seguenti tre semplici caratteristiche:
- Margini convergenti (MC): le placche si scontrano e la compressione piega e deforma la crosta terrestre.
In questo caso si formano grandi archi vulcanici e catene montuose, le cui caratteristiche dipendono principalmente dalla natura della crosta (continentale e oceanica). I margini convergenti sono anche chiamati “distruttivi” e sono il luogo di attività vulcanica altamente esplosiva e di grande attività sismica.
- Margini divergenti (MD): le placche si allontanano l’una dall’altra.
Il magma che risale lungo le fratture che si aprono genera nuova crosta. Tali margini sono di solito il luogo di attività vulcanica di bassa intensità e di attività sismica ridotta, sia in corrispondenza delle dorsali oceaniche che dei rift continentali. Poiché i margini divergenti sono luoghi di accrezione crostale, vengono anche chiamati “costruttivi”.
- Margini trasformi (MT): le placche scivolano lateralmente lungo le cosiddette faglie trasformi.
A seconda del movimento relativo delle due placche, il margine trasforme può essere denominato “destro” o “sinistro”. Poiché non vi è (virtualmente) né sottrazione, né creazione di crosta, tali margini vengono chiamati “conservativi”. Ospitano, spesso, un’intensa attività sismica. La Faglia di San Andreas, in California, è l’esempio più noto di margine trasforme.
I terremoti più pericolosi si concentrano, principalmente, lungo margini convergenti e trasformi.
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Le conseguenze dirette di un terremoto sono da porre in relazione a:
- Lo scuotimento del suolo: il pericolo principale durante un terremoto è l’effetto prodotto dallo scuotimento del terreno sugli edifici, poiché forti scuotimenti del terreno (o la deformazione del terreno di fondazione) possono seriamente danneggiare gli edifici finanche distruggerli completamente. Terremoti di intensità moderata possono produrre la liquefazione di terreni sciolti: sabbie o terreni saturi d’acqua perdono la loro capacità portante e le fondazioni sprofondano nel terreno. Forti onde sismiche di superficie possono innescare frane, colate di fango e valanghe in corrispondenza di pendii ripidi a causa delle forti sollecitazioni meccaniche indotte nei terreni;
- Dislocazioni del terreno: laddove si sviluppano fenomeni di subsidenza o dislocazioni orizzontali, si producono ingenti danni alle strutture ed alle infrastrutture costruite in corrispondenza della faglia. Se la faglia raggiunge la superficie, è altamente probabile che si generino danneggiamenti importanti ed ampi.
Altre importanti conseguenze indirette dei terremoti sono:
- Alluvioni: in caso di terremoto, dighe ed argini possono subire danni. Se questi danni sono rilevanti, l’acqua può fuoriuscire dall’alveo causando alluvioni che, a loro volta, possono danneggiare strutture e provocare l’annegamento di persone;
- Maremoti: forti scuotimenti sismici, che interessano il fondale marino, trasmettono l’energia sismica all’acqua e nel mare si generano e si propagano onde di grande ampiezza. Le coste colpite da un maremoto possono subire ingenti danni a cose e persone;
- Incendi: se le linee elettriche e del gas vengono danneggiate dal terremoto, si possono sviluppare incendi, con ulteriore incremento di danni e distruzioni; esempi di città distrutte da incendi causati da terremoti sono San Francisco (1906) e Lisbona (1755).
- Frane: vi è ampia documentazione relativa ad eventi franosi innescati da terremoti, poiché le onde sismiche incrementano la pressione interstiziale all’interno di corpi di frana quiescenti od attivi, determinandone la repentina attivazione.
- Fratture del terreno e liquefazione: il repentino incremento della pressione interstiziale può determinare lo sviluppo di fratture del terreno e di fenomeni di liquefazione in depositi sabbiosi poco addensati, a basse profondità (meno di 20 m dal piano campagna) e qualora immersi in falda. Questi fenomeni possono causare, tra l’altro, instabilità strutturale degli edifici, a seguito di fuoriuscite di sabbia che, come conseguenza, portano allo sviluppo di vuoti nel terreno al di sotto delle fondazioni.
I terremoti non costituiscono un pericolo diretto alle persone in spazi aperti, dove non si hanno cadute di oggetti o collasso di edifici: in questi casi, le persone non saranno esposte ad impatti importanti.
Le conseguenze di un terremoto possono essere ridotte od amplificate in base ai comportamenti individuali ed alle politiche di sviluppo delle comunità (o, in alcuni casi, alla mancanza di politiche).
- Comportamenti: in caso di allarme o di crisi, è essenziale, per tutti coloro che abitano in aree a rischio sismico, conoscere bene le istruzioni ed i piani d’emergenza; tutti dovrebbero partecipare nel modo corretto alle azioni intraprese dalle squadre e dalle autorità di protezione civile;
- Politiche di sviluppo: nelle aree a rischio sismico si devono adottare adeguate politiche di sviluppo e le comunità locali devono conoscere i livelli di rischio relativi alle diverse aree del territorio; le autorità pubbliche devono adottare adeguate regole ingegneristiche anti-sismiche per garantire la sicurezza degli edifici, la resilienza delle fabbriche e la continuazione delle attività sociali.
Se i comportamenti e le politiche di sviluppo non tengono in sufficiente considerazione il rischio sismico, le conseguenze dei terremoti possono essere significative e drammatiche, sia per gli individui che per la società intera.
La scelta di ubicare, in un’area a rischio sismico, elementi e funzioni strategici sotto i punti di vista economico, sociale e politico, può avere evidenti ripercussioni: in caso di terremoto, elementi e funzioni importanti possono essere danneggiati od interrotti, con conseguenze negative per lo sviluppo di una comunità.
In ogni caso, scelte politiche adeguate e progressi nelle modalità di costruire permettono di vivere con un sufficiente livello di sicurezza in aree a rischio sismico: le nuove strutture ed infrastrutture possono essere costruite con criteri anti-sismici accurati, mentre le costruzioni meno recenti possono essere migliorate, dal punto di vista anti-sismico, affinché possano resistere a futuri terremoti. Lo stesso vale per le attività sociali ed economiche: le attività di preparazione e di prevenzione possono rafforzare la resilienza delle comunità e rappresentano, in tal modo, lo strumento principale per garantire la sicurezza in aree sismiche.
La ricerca e lo sviluppo possono dare un contributo positivo all’innovazione nel campo della sicurezza sismica: quest’ultima si basa sulle capacità di innovazione nei campi della scienza, dell’ingegneria, della pianificazione territoriale, dell’organizzazione istituzionale, della gestione dell’emergenza ecc.
Poiché i terremoti non si possono ancora prevedere, l’unico modo per ridurre il rischio sismico di un’area è ridurne la vulnerabilità e gli elementi esposti attraverso:
- Misure strutturali: nuovi edifici costruiti con tecniche anti-sismiche ed adeguamento degli edifici esistenti;
- Misure non-strutturali: piani d’emergenza, informazione, educazione, scelte politiche ecc.
Il rischio sismico è funzione della pericolosità, della vulnerabilità e degli elementi esposti. Se la vulnerabilità e gli elementi esposti dipendono dalle scelte umane intraprese nel corso del tempo, con la possibilità di modificarle, la pericolosità (la probabilità che avvenga un forte terremoto) dipende da meccanismi naturali (principalmente processi di deformazione delle rocce profonde in condizioni di forti stress, alte temperature e alte pressioni) che non possono essere influenzati dalle scelte e dai comportamenti umani. In ogni caso, occorre sottolineare che alcuni terremoti di bassa intensità possono essere provocati da attività antropiche quali: attività estrattive, costruzione di dighe, trivellazioni per l’estrazione di idrocarburi od il “fraking”, per citare le principali; questo non significa che l’uomo sia in grado di innescare le cause naturali di un terremoto, quali il movimento relativo di blocchi crostali lungo piani di faglia, anche se è ragionevole pensare che azioni antropiche in grado di sviluppare sforzi meccanici notevoli (come ad esempio le esplosioni nucleari) possano sommare energia al bilancio energetico complessivo interno alla crosta terrestre. I terremoti associabili alle attività umane (terremoti antropici) possono essere classificati come “terremoti indotti” e come “terremoti provocati” (si veda la domanda 2).
La previsione dei terremoti non è possibile poiché gli studi scientifici attuali sono finalizzati alla comprensione dei meccanismi dei terremoti ed alla valutazione della probabilità di accadimento di un terremoto in una determinata area, con una determinata magnitudo ed in un determinato periodo di tempo: quindi, la previsione dei terremoti è ad oggi possibile solo in termini probabilistici.
Sulla base dei principali studi in questo campo possiamo conoscere:
- Dove sono ubicate le zone sismiche;
- Quali sono stati i terremoti maggiormente distruttivi registrati in tali zone;
- Quali sono stati i terremoti a maggiore energia (magnitudo) in tali zone;
- Qual è la tipica sequenza sismica per le varie zone (ovvero, lo stile sismico);
- Quali sono le sequenze ed i modelli sismici, nel tempo, nelle diverse zone.
Comunque, spesso non riusciamo a conoscere:
- Dove, con esattezza, avverrà il prossimo terremoto (ipocentro/epicentro);
- Quando, con esattezza, il prossimo terremoto avverrà;
- Quale sarà l’energia liberata (magnitudo);
- Quale sarà la principale direzione di propagazione delle onde sismiche (giacché le rocce hanno differente composizione, comportamento meccanico ecc.);
- Quali saranno gli effetti locali in superficie (determinati dalla tipologia delle rocce superficiali e dalle caratteristiche morfologiche).
Le stime e le valutazioni del rischio sismico si basano, principalmente, su:
- lo studio delle dinamiche del sistema geologico locale;
- lo studio della storia sismica della zona (numero, tipo ed impatto dei terremoti accaduti nell’area da tempi preistorici e storici ad oggi);
- la stima della probabilità di avere terremoti con diverse magnitudo ed impatti;
- l’identificazione e l’analisi dettagliata di zone a rischio;
- a stima del numero e della qualità degli edifici e degli altri elementi esposti (fabbriche, attività sociali) al fine di stimare la loro vulnerabilità ed il loro valore esposto nei confronti dei terremoti.
Il raggiungimento di un buon livello di sicurezza per una zona sismica passa anche attraverso l’utilizzo di strumenti di simulazione di terremoti di diversa natura e magnitudo, al fine di stimare le conseguenze derivanti. Le stime di danno dovrebbero contemplare i seguenti elementi di conoscenza principali:
- Il danno fisico atteso per costruzioni di diversa tipologia (edifici commerciali, scuole, edifici residenziali, servizi sensibili, infrastrutture e assi viari di protezione civile);
- Perdite economiche derivanti dalla perdita di posti di lavoro, interruzione di attività lavorative, costi di riparazione e di ricostruzione;
- Conseguenze sociali per le persone esposte ai terremoti: le persone evacuate hanno bisogno di un riparo per le operazioni di primo soccorso.
Tali stime pre-crisi sono molto importanti per sviluppare politiche di mitigazione e per preparare l’organizzazione di protezione civile per l’emergenza, la reazione e la ricostruzione.
In ogni caso, esistono progetti sperimentali finalizzati alla previsione a breve termine dei terremoti. Uno di questi è il recente “INGV-DPC Project S3” sviluppato all’interno del programma d’accordo quadro tra il Dipartimento di Protezione Civile Nazionale (DPC) e l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). La finalità è quella di identificare e valutare l’efficacia delle procedure adottate per la previsione a breve termine (da alcune ore fino ad alcuni mesi) di terremoti distruttivi. Si veda la pagina web del progetto per maggiori dettagli: https://sites.google.com/site/ingvdpc2012progettos3
Seismic hazard describes the ground shaking level which can be produced by an earthquake. Seismic hazard assessment is thus the basic action to assess the actual risk.
The four basic elements of modern Probabilistic Seismic Hazards Assessment (PSHA) are:
- Earthquake catalogue: a catalogue of seismicity is created for earthquakes occurred in historical (before 1900) and instrumental (after 1900) periods of earthquake documentation and recording;
- Earthquake source characterization: it implies the definition of zones with similar seismic behaviour and space/time sequence of earthquakes (frequency, depth, focus);
- Strong seismic ground motion: studying ground shaking in relation to the distance to the source (hypocentre) generates as an output the macroseismic maps which describe the damages occurred during the different earthquakes;
- Computation of seismic hazard: calculation of the probability that an earthquake occurs in a given area.
The main effort to assess seismic hazard worldwide was made by the Global Seismic Hazard Assessment Program (GSHAP) launched in 1992 by the International Lithosphere Program (ILP) with the support of the International Council of Scientific Unions (ICSU) and endorsed as a demonstration program in the framework of the United Nations International Decade for Natural Disaster Reduction (UN/IDNDR).
The primary goal of GSHAP was to create a global seismic hazard map in a harmonized and regionally coordinated manner, based on advanced methods in probabilistic seismic hazard assessments (PSHA).
The GSHAP strategy was to establish Regional Centres responsible for the coordination and realization of the four basic elements of modern PSHA mentioned above. Website: http://www.seismo.ethz.ch/GSHAP/
Ad oggi i terremoti non si possono prevedere.
In ogni caso, tutto ciò che è possibile fare è ridurre il rischio sismico, e questo può essere realizzato attraverso l’adozione di misure strutturali e non-strutturali (si veda la domanda 10 per dettagli).
Al fine di mitigare le conseguenze di un terremoto, è necessario ridurre il rischio sismico e questo può essere fatto attraverso l’adozione di misure strutturali e non-strutturali.
Misure strutturali: applicazione di soluzioni ingegneristiche al fine di consolidare le strutture esistenti e di costruire nuovi edifici con criteri anti-sismici (case, infrastrutture, assi viari di protezione civile) ecc.
Non-strutturali: attività di monitoraggio, studi sismologici, politiche di gestione del territorio finalizzate alla riduzione della vulnerabilità e dell’esposizione della popolazione nelle zone a rischio, campagne di informazione e di educazione, piani di gestione dell’emergenza, piani di ricostruzione e di reinserimento, ecc.
Se il rischio aumenta a seguito dell’innalzamento dei livelli di vulnerabilità e di esposizione, le comunità locali devono decidere, in prima istanza, quale livello di rischio sia accettabile in base alle loro priorità di sviluppo.
I modi principali con cui mitigare le conseguenze del rischio sismico sono, pertanto, basati su:
- La valutazione del rischio;
- Le misure di prevenzione: strutturali e non-strutturali;
- Il livello di preparazione e di reazione: pianificazione e gestione dell’emergenza, esercitazioni, capacità nell’affrontare le situazioni di rischio e nel favorire la resilienza ecc.
La prima regola essenziale è “conoscere la storia sismica della tua zona!”, poiché, molto spesso, le persone non sanno nemmeno di vivere in un’area sismica. Di conseguenza, la conoscenza dei rischi presenti in un’area rappresenta la prima misura di sicurezza per le persone.
RICORDA!
Per pericolosità sismica s’intende lo scuotimento del suolo ed i possibili danni o crolli di edifici in cui viviamo, studiamo, lavoriamo.
Dopo un terremoto, le infrastrutture e le linee di comunicazione vitali possono venire interrotte ed i servizi pubblici, strategici, (scuole, ospedali, edifici governativi) possono non essere più agibili.
Prima di un terremoto
- Devi conoscere i piani d’emergenza istituiti dalle autorità locali e nazionali;
- Prepara la tua borsa d’emergenza: un po’ d’acqua e cibo, una radio a batterie, vestiti caldi e scarpe, torcia a batterie, copia del piano d’emergenza.
Durante un terremoto
- Non correre fuori: rimani sotto il letto, o sotto un tavolo, od in prossimità di un muro portante dell’edificio in cui ti trovi;
- Rimani lontano da grandi oggetti (ad esempio mobili, pesanti lampadari) che possono caderti addosso; stai lontano da vetri, finestre, porte esterne e muri e da qualsiasi cosa possa cadere, come impianti per l’illuminazione o mobili;
- Rimani dentro all’edificio fintanto che lo scuotimento non sia cessato e non sia sicuro uscire fuori; coloro che abbandonano gli edifici sono esposti al crollo di detriti, di muri, di vetri ecc.;
- Verifica che non vi sia qualcuno che necessiti di speciale assistenza, come bambini, persone anziane, persone con disabilità, persone ferite;
- Se ti trovi fuori da un edificio, mantieniti a distanza da edifici, colonne, alberi ecc.;
- Se ti trovi in macchina, fermala rapidamente in un luogo sicuro e rimani al suo interno: non fermarti vicino o sotto edifici, alberi, ponti o cavi ed evita strade, ponti o rampe che potrebbero essere stati danneggiati dal sisma.
Dopo un terremoto
Se sei a casa:
- Fai attenzione alle repliche sismiche: queste scosse secondarie (che possono avvenire nelle prime ore, giorni, settimane o addirittura mesi dopo la scossa principale) sono solitamente meno violente rispetto alla scossa principale, ma possono essere sufficientemente forti da causare ulteriori danni a strutture già indebolite;
- Apri gli armadi con attenzione, poiché gli oggetti possono cadere dagli scaffali;
- Spegni, se puoi, elettricità e gas ed abbandona il luogo in cui ti trovi se avverti odore di gas o di altre sostanze chimiche;
- Procedi lentamente verso l’esterno, facendo attenzione alle possibili cadute di oggetti e detriti;
- Non prendere l’ascensore.
Se rimani sepolto da detrito:
- Non azionare alcuno strumento per generare fuoco (fiammiferi, accendini);
- Non sollevare polvere;
- Copri la bocca con una protezione (indumenti, fazzoletti);
- Batti su di una tubazione o sul muro per dare indicazione ai soccorritori di dove ti trovi; urla solo in caso di estrema necessità, giacché potresti inalare quantità pericolose di polvere.
Se ti trovi all’esterno:
- Una volta raggiunto un luogo sicuro, ascolta le ultime notizie relative all’emergenza in corso da una radio o da una TV a batterie
- Usa il telefono solo per chiamate d’emergenza
- Mantieniti lontano da zone danneggiate: ritorna a casa solo quando le autorità lo giudichino sicuro
- Mantieniti lontano dalla spiaggia poiché le aree costiere possono essere esposte a maremoti; una serie di onde pericolose potrebbero essere in avvicinamento alla costa, specialmente se le autorità locali hanno già emesso un allarme maremoti
- Aiuta le persone intrappolate o ferite: chiama aiuto e provvedi personalmente alle misure di primo soccorso quando necessario, ma non spostare persone seriamente ferite a meno che non si trovino nella situazione di subire ulteriori ferite
- Verifica, presso le autorità pubbliche, se lo stato d’emergenza è terminato e segui le loro indicazioni per tornare verso l’area colpita.
In generale, le carte utilizzate per affrontare il rischio sismico possono essere di diverso tipo:
- Carte scientifiche: descrizione scientifica della struttura geologica e delle caratteristiche sismiche (tipo di geologia, faglie, zone a differente accelerazione massima al suolo, carte di pericolosità, carte macrosismiche che mostrano gli impatti dovuti a precedenti terremoti, carte geomorfologiche ecc.);
- Carte d’emergenza: individuano le aree colpite, gli elementi a rischio, i percorsi di fuga ecc.;
- Carte di pianificazione territoriale: descrivono gli usi e le politiche che devono regolare le diverse zone in cui è stato suddiviso il territorio;
- Carte dei rischi e delle risorse prodotte dalle comunità locali: elaborate dalle comunità locali (scuole, organizzazioni) con la finalità di acquisire e diffondere la conoscenza dell’area, la consapevolezza dei rischi e delle risorse presenti (forze di protezione civile, aree di raccolta, luoghi sicuri ecc.).
In genere, queste tipologie di carte sono disponibili presso:
- Autorità locali: Municipi, Prefetture, Protezione Civile;
- Università, centri di ricerca scientifica ed istituti/osservatori sismici;
- Organizzazioni locali di cittadini.
Limitazioni alle informazioni:
In alcuni casi, l’accesso ad alcuni dei temi descritti nelle carte d’emergenza può essere limitato, poiché in caso di crisi, alcune informazioni (come l’ubicazione di banche, grandi infrastrutture strategiche, siti militari, assicurazioni, fabbriche ecc. …) possono essere gestite solo dalle autorità e dalle strutture operative.