Il patrimonio culturale

Vulnérabilité

Il patrimonio culturale

Prepared by the European Centre on Prevention and Forecasting of Earthquakes (ECPFE) & the Editorial Board

In base alla Convenzione dell’UNESCO sulla protezione del patrimonio culturale e naturale mondiale del 1972, sono considerati patrimonio culturale:

Monumenti: opere architettoniche, opere di scultura e pittura monumentale, elementi o strutture di natura archeologica, iscrizioni, abitazioni rupestri e combinazioni di elementi che presentano un valore universale eccezionale dal punto di vista storico, artistico o scientifico.

Gruppi di edifici: gruppi di edifici separati o collegati che, per la loro architettura, la loro omogeneità o la loro collocazione nel paesaggio, hanno un valore universale eccezionale dal punto di vista storico, artistico o scientifico.

Siti: opere dell’uomo o opere combinate della natura e dell’uomo e aree, compresi i siti archeologici, che hanno un valore universale eccezionale dal punto di vista storico, estetico, etnologico o antropologico.

Nella 16a sessione del dicembre 1992, il Comitato del Patrimonio Mondiale ha adottato tre categorie principali di paesaggi culturali: il paesaggio chiaramente definito, il paesaggio biologicamente in evoluzione, compresi i paesaggi pietrificati e i paesaggi in evoluzione, e i paesaggi culturali associati.

I paesaggi culturali rappresentano “l’opera combinata della natura e dell’uomo”. Sono indicativi dell’evoluzione della società e dell’insediamento umano nel corso del tempo, sotto l’influenza dei vincoli naturali e/o delle opportunità offerte dall’ambiente naturale e delle successive forze sociali, economiche e culturali, sia esterne che interne. Dovrebbero essere selezionati in base al loro eccezionale valore globale e alla loro rappresentatività in termini di una regione geopolitica ben definita, nonché per la loro capacità di illustrare gli elementi culturali essenziali e distintivi di tali regioni.

Il termine “paesaggio culturale” comprende una varietà di espressioni dell’interazione tra l’umanità e il suo ambiente naturale. I paesaggi culturali spesso riflettono tecniche specifiche di uso sostenibile del territorio, tenendo conto delle caratteristiche e dei limiti dell’ambiente naturale in cui si trovano e di un particolare rapporto spirituale con la natura. La protezione dei paesaggi culturali può contribuire alle tecniche attuali di uso sostenibile del territorio e può mantenere o valorizzare i valori naturali del paesaggio. L’esistenza di modelli tradizionali di utilizzo del territorio sostiene la diversità biologica in molte regioni del mondo. La protezione dei paesaggi culturali tradizionali è quindi utile per conservare la diversità biologica (UNESCO febbraio 1996: 10-11).

Il patrimonio culturale può essere minacciato e colpito da varie pericolosità, tra cui processi naturali o attività antropiche che possono causare perdite di vite umane, lesioni o altri effetti sulla salute, danni alla proprietà, disagi sociali ed economici o degrado ambientale. Le pericolità geologici  e quelle idrometeorologiche hanno un elevato potenziale di causare tutti gli effetti negativi di cui sopra.

A causa delle suddette pericolosità e del loro impatto, molti elementi del patrimonio culturale possono essere inclusi nella Lista del Patrimonio Mondiale in Pericolo. Questa lista è chiaramente definita nell’articolo 11 (4) della Convenzione per la protezione del patrimonio culturale e naturale mondiale:

1…. un elenco dei beni iscritti nella Lista del Patrimonio mondiale per la cui conservazione sono necessari importanti interventi e per i quali è stata richiesta l’assistenza della Convenzione. Tale elenco conterrà una stima del costo di tali operazioni. L’elenco può includere solo quei beni che fanno parte del patrimonio culturale e naturale e che sono minacciati da pericolosità gravi e specifiche, come la minaccia di scomparsa causata da un deterioramento accelerato, da progetti pubblici o privati su larga scala o da rapidi progetti di sviluppo urbano o turistico: distruzione causata da cambiamenti nell’uso o nella proprietà del territorio; alterazioni importanti dovute a cause sconosciute; abbandono per qualsiasi motivo; scoppio o minaccia di un conflitto armato; calamità e cataclismi; incendi gravi, terremoti, frane; eruzioni vulcaniche; cambiamenti del livello delle acque, inondazioni e maremoti. Il Comitato può in qualsiasi momento, in caso di necessità urgente, effettuare una nuova iscrizione nella Lista del Patrimonio mondiale in pericolo e pubblicizzare immediatamente tale iscrizione (UNESCO 1972).

Il paragrafo 6(vi) sulle Linee guida operative stabilisce che, i) Quando un bene si è deteriorato al punto da perdere le caratteristiche che ne hanno determinato l’iscrizione nella Lista del Patrimonio mondiale, dovrebbe essere inserito nella Lista del Patrimonio mondiale in pericolo, e successivamente si applicherà la procedura relativa all’eventuale cancellazione dalla Lista (UNESCO febbraio 1996: 3).

Per la protezione, il restauro e il recupero di monumenti, gruppi di edifici, siti e oggetti del patrimonio culturale e paesaggi culturali, le autorità competenti devono essere preparate e attuare misure strutturali e non strutturali rapide ed efficaci per anticipare, rispondere e recuperare efficacemente gli effetti di disastri possibili, imminenti o attuali e il loro impatto sugli elementi del patrimonio culturale. Le misure strutturali comprendono qualsiasi costruzione fisica per ridurre o evitare gli effetti potenziali delle pericolosità, o l’applicazione di tecniche o tecnologie ingegneristiche per ottenere resistenza e resilienza ai pericoli in strutture o sistemi. Le misure non strutturali sono misure che non comportano costruzioni fisiche e che utilizzano la conoscenza, la pratica o il consenso  per ridurre i rischi e gli impatti dei disastri, in particolare attraverso le politiche e le leggi, la consapevolezza pubblica, la formazione e l’educazione.

Poiché i beni culturali riflettono i modi di vivere, di pensare e di fare di una comunità, la conservazione degli edifici, dei siti e degli oggetti ad essi correlati svolge un ruolo significativo nel collegare il passato al presente e al futuro. Inoltre, i beni culturali di ogni popolo danno il loro contributo al patrimonio culturale di tutta l’umanità e alla cultura del mondo. Pertanto, i danni al patrimonio culturale causati dalle pericolosità naturali e antropiche e dai relativi disastri impoveriscono l’umanità.

Il patrimonio culturale può essere minacciato e interessato da diverse pericolosità. Tra queste, le pericolosità naturali e antropiche e i relativi disastri hanno un alto potenziale di causare un impatto considerevole sul patrimonio culturale. In particolare, i terremoti e i loro effetti ambientali primari e secondari (fagliazioni superficiali, frane, fratture del terreno, tsunami), le inondazioni, gli incendi e l’erosione hanno già causato ingenti danni a diversi siti ed edifici del patrimonio culturale in tutto il mondo. Inoltre, le pericolosità causate dall’uomo e i relativi disastri, tra cui conflitti armati, disastri tecnologici e saccheggi, hanno già colpito gravemente i siti del patrimonio culturale in tutto il mondo.

Poiché i beni culturali rispecchiano i modi di vivere, di pensare e di agire di una comunità, la conservazione degli edifici, dei siti e degli oggetti ad essi correlati svolge un ruolo significativo nel collegare il passato al presente e al futuro. Inoltre, i beni culturali di ogni popolo danno il loro contributo al patrimonio culturale di tutta l’umanità e alla cultura del mondo. Pertanto, i danni al patrimonio culturale causati dalle pericolosità naturali e antropicche e dai relativi disastri impoveriscono l’umanità.

I terremoti minacciano molti elementi del patrimonio culturale in tutto il mondo. Il movimento sismico del suolo può causare danni strutturali e non strutturali a monumenti, gruppi di edifici e siti che vanno da piccole fessure negli elementi non strutturali a importanti fessure su facciate, angoli, tetti e pavimenti che portano al loro crollo parziale o totale. Danni simili agli elementi del patrimonio culturale possono essere generati da effetti ambientali primari e secondari, tra cui principalmente fratture superficiali cosismiche, fenomeni di liquefazione, frane, fessurazioni del terreno e tsunami.

Un tempio completamente crollato a Kathmandu dopo il devastante terremoto del 25 aprile 2015 Mw = 7,8 in Nepal. (Foto del Professor Dr. Efthymis Lekkas, Nepal 2015)

Un terremoto di Mw=7,8 ha colpito il Nepal il 25 aprile 2015 alle 11:56 (ora locale). La scossa è stata avvertita in tutto il Nepal e in India, Bangladesh e Tibet. Insieme alla scossa di replica più forte, Mw=7,3, del 12 maggio, ha colpito gravemente 14 distretti nepalesi causando 8.891 vittime, 22.303 feriti, milioni di senzatetto, effetti ambientali del terremoto (EEE), danni a edifici e infrastrutture e ingenti perdite economiche. In base alla ricognizione sul campo nell’area colpita subito dopo la scossa principale, non sono stati rilevati EEE primari, mentre gli EEE secondari hanno incluso frane, fenomeni di liquefazione, crepe nel terreno e anomalie idrologiche soprattutto nella valle di Kathmandu, dando luogo a una combinazione di effetti (Lekkas et al., 2017).

Tra le tipologie di edifici dominanti, nell’area colpita dal terremoto sono stati costruiti vecchi edifici del patrimonio culturale (Lekkas et al., 2017). Sono classificati come edifici con strutture tradizionali in muratura di mattoni e in legno, strutture in muratura di mattoni in malta di calce o fango ed edifici in pietra. Nell’area colpita si osservano tre stili di progettazione architettonica: (a) a livelli/Pagoda, (b) Chaitya/Stupa e (c) stile Shikhara. Nonostante le numerose differenze all’interno di ogni stile, il sistema portante principale dei templi tradizionali comprende pareti in mattoni a più strati. Lo strato esterno è costituito da mattoni di buona qualità (argilla cotta), lo strato intermedio da frammenti di mattoni e fango e lo strato interno da materiali di scarsa qualità (mattoni essiccati al sole).

Le strutture in muratura e i beni culturali hanno subito i danni maggiori a causa della costruzione inadeguata e della scarsa manutenzione. Nel caso di costruzioni più solide, gli edifici sono rimasti intatti.

Sono state osservate gravi distruzioni in vari complessi di piazze, siti del patrimonio mondiale e molte altre strutture storiche di importanza culturale e archeologica nella valle di Kathmandu (Lekkas et al., 2017). I danni osservati variavano significativamente in base all’età della costruzione e ai sistemi strutturali. Si trattava principalmente di deformazioni residue del piano terra dei templi, crepe nelle pareti in muratura, crollo parziale o totale delle pareti in muratura, oscillazione della struttura in legno e crollo parziale o totale della struttura. I danni alle vecchie strutture del patrimonio culturale erano dovuti alla vetustà della costruzione, a sistemi strutturali insoliti, all’affaticamento dei monumenti a causa di terremoti passati, alla mancanza di manutenzione e alla scarsa qualità del restauro dopo il terremoto del Nepal-Bihar del 1934 (Lekkas et al., 2017).

Dharahara, chiamata anche Torre Bhimsen, una torre di nove piani costruita nel 1832, è stata completamente distrutta durante il terremoto del 25 aprile 2015 Mw = 7,8 in Nepal. (Foto del Professor Dr. Efthymis Lekkas, Nepal 2015)

La crisi climatica ha portato all’aumento di diverse pericolosità e dei relativi disastri. Tra ile pericolosità in aumento, gli incendi hanno un’ alta potenzialità di generare danni a siti, edifici e oggetti del patrimonio culturale. Gli incendi possono essere innescati principalmente da fulmini, incendi boschivi, fughe di gas, fuochi d’artificio, impianti o apparecchiature elettriche difettose, fumo, candele, incendi dolosi, lavori di costruzione e ristrutturazione, ecc. Inoltre, nella maggior parte dei casi sono accompagnati da forti venti e terremoti. In tutto il mondo sono già state registrate diverse centinaia di incendi distruttivi con grande impatto sul patrimonio culturale. Hanno provocato l’incendio totale o parziale di importanti archivi, collezioni o manufatti, la deformazione per riscaldamento e la completa distruzione di edifici storici significativi e incendi in centri storici.

Vista da drone della cattedrale di Notre-Dame di Parigi, risalente a 850 anni fa, dopo l’incendio del 15 aprile 2019. L’incendio ha provocato danni al tetto sopra la navata centrale e l’altare e alla guglia in legno, che è crollata. (Foto di KCRG via CNN)

La cattedrale di Notre-Dame è stata inserita nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO dal 1991 in quanto importante struttura religiosa, capolavoro dell’architettura medievale, deposito di importanti reliquie e opere d’arte, simbolo di Parigi e punto di riferimento della Francia.

Il 15 aprile 2019, la cattedrale di Notre-Dame di Parigi, risalente a circa 850 anni fa, ha preso fuoco. Si è ipotizzato che l’incendio fosse legato ai lavori di ristrutturazione in corso. La struttura principale è rimasta intatta, ma l’incendio ha provocato la distruzione delle capriate medievali in legno che sostengono il tetto e il crollo della famosa guglia, facendo cadere circa 750 tonnellate di pietre e piombo.

I vigili del fuoco, gli operatori dell’emergenza, il personale della cattedrale e gli esperti incaricati della conservazione dell’arte e dell’architettura hanno salvato tutte le reliquie storiche e le opere d’arte. Grazie al loro rapido intervento, hanno salvato la facciata, le torri, i muri, i contrafforti e le vetrate. Anche il Grande Organo, con oltre 8.000 canne, costruito nel XVIII secolo, è stato salvato, ma ha subito danni causati dall’acqua. Fortunatamente, le statue di rame sulla guglia erano state rimosse prima dell’incendio per dei lavori di ristrutturazione in corso. Le volte in pietra che formano il soffitto della cattedrale di Notre-Dame presentavano diversi fori, ma sono rimaste generalmente intatte.

Danni provocati dal fuoco sul tetto della cattedrale di Notre-Dame, risalente a 850 anni fa, a Parigi, dopo il disastro del 15 aprile 2019. (Foto di Ludovic Marin / AFP / Getty Images)

Le alluvioni sono il disastro naturale più frequente, con effetti negativi crescenti sull’ambiente antropizzato. Per quanto riguarda la loro intensità e durata, possono variare da piccoli eventi con impatto locale a eventi disastrosi che interessano vasti territori e diversi paesi. I danni indotti dalle alluvioni variano da lievi danni agli elementi non strutturali al collasso parziale o totale della struttura. Possono essere attribuiti principalmente a carichi statici e dinamici, allo schiacciamento con oggetti galleggianti, alla macerazione dei materiali da costruzione e degli elementi strutturali e non strutturali dell’edificio, nonché all’inquinamento chimico e alle infezioni biologiche. Un grande pericolo per il patrimonio culturale mobile (ad esempio archivi e oggetti nei musei) è rappresentato dalle alluvioni improvvise, caratterizzate da un rapido innalzamento e abbassamento delle acque di piena. Nonostante le alluvioni siano solitamente di breve durata, il ripristino dei siti del patrimonio culturale richiede tempi molto lunghi e sforzi considerevoli.

Una parte del muro di protezione dalle inondazioni situato a ovest del letto del fiume Kladeos, a valle del grande ponte di Olimpia. Le grandi pietre conglomeratiche del muro miceneo originale si trovano nella parte inferiore, mentre le pietre da campo della riparazione romana si trovano nella parte superiore. L’intera struttura era sepolta sotto i depositi alluvionali ed è stata rivelata durante gli scavi condotti dall’Istituto Archeologico Tedesco (Foto del Dr. Spyridon Mavroulis)

Il sito archeologico di Olimpia è stato abitato fin dalla preistoria. Nel X secolo a.C., Olimpia divenne un centro per il culto del dio greco Zeus. L’Altis – il santuario degli dei – presenta una delle più alte concentrazioni di capolavori del mondo greco antico. Oltre ai templi, il sito comprendeva i resti di tutte le strutture sportive erette per i Giochi Olimpici, che si tenevano a Olimpia ogni quattro anni a partire dal 776 a.C.

Durante la sua lunga esistenza in un’area caratterizzata da intensi processi endogeni ed esogeni, il sito archeologico è stato colpito da diverse pericolosità, tra cui terremoti, frane, inondazioni e incendi. Fountoulis et al. (2008) hanno illustrato le disastrose conseguenze dell’azione fluviale del Kladeos sulle opere di protezione dalle inondazioni del sito di Olimpia dal periodo preistorico a quello romano. Hanno abbinato dati archeologici e geologici per l’area di studio e hanno individuato i cambiamenti e gli spostamenti del letto dell’adiacente fiume Kladeos. Hanno distinto tre periodi di forti inondazioni legate ai cambiamenti climatici, basandosi sulle carenze delle antiche opere di protezione dalle inondazioni. Il primo periodo di inondazioni ha avuto luogo tra il 1300 e il 400 a.C., durante la transizione da basse ad alte temperature. Il secondo periodo di inondazioni è durato dal 200 al 400 d.C.. La caratteristica principale di questo periodo sono gli estesi eventi alluvionali sul fiume Kladeos, collegati a temperature relativamente elevate e a flussi idrici rilevanti. Il terzo periodo alluvionale si svolse tra il 700 e il 1400 d.C. come risultato dell’alternanza di condizioni calde e fredde. Durante questo periodo il santuario di Olimpia fu interamente coperto dai depositi alluvionali e scomparve fino ai primi scavi del XIX secolo.

Una parte del muro di protezione dalle inondazioni costruito a ovest del letto del fiume Kladeos, a valle del grande ponte di Olimpia. L’intera struttura era sepolta sotto i depositi alluvionali ed è stata rivelata durante gli scavi condotti dall’Istituto Archeologico Tedesco. (Foto del Dr. Spyridon Mavroulis)

La chiesa di San Giorgio (Cairo Vecchio, Egitto) è un complesso edilizio in muratura unico nel suo genere, che comprende strutture di epoche diverse (periodi faraonico, medievale, romano, costruzione del 1909, modifiche del 1909-1930 e ricostruzione del 1941). L’area è stata colpita da inondazioni prima della costruzione dell’Alta Diga di Assuan e dall’alto livello delle acque di falda  del fiume Nilo, con conseguente carico e scarico dei terreni e assestamenti del suolo. Inoltre, l’alto livello delle acque sotterranee ha allagato i piani inferiori della struttura. Il complesso edilizio durante i periodi di magra del fiume, è fondato su dense sabbie alluvionali, limi e terreni argillosi. Alcune parti del tempio sono fondate su terreni poco profondi, mentre la parte interna è costruita sui resti di una torre romana, fondata su terreni più profondi. La chiesa era a rischio moderato di danni dovuti a vibrazioni estese della costruzione, assestamenti differenziali dovuti all’abbassamento delle acque sotterranee o a terremoti (Lekkas et al., 2018).

Tenendo conto di vari fattori, tra cui le condizioni geologiche, geotecniche e idrogeologiche del sito, i cedimenti della chiesa sono stati attribuiti alla complessità dell’edificio e agli assestamenti differenziali indotti dalle fluttuazioni del livello delle acque di falda (Lekkas et al., 2018). È stato proposto l’abbassamento della falda freatica come parte di un progetto di disitratazione più ampio e sono stati calcolati gli assestamenti previsti. Dopo aver terminato l’abbassamento delle acque sotterranee, sono stati misurati gli assestamenti differenziali che hanno confermato i calcoli di cui sopra. Per la conservazione del monumento, è stato proposto il mantenimento del livello delle acque sotterranee al di sotto delle fondazioni più antiche e l’installazione di sistemi di monitoraggio delle fessure (Lekkas et al., 2018).

I movimenti gravitativi di versante sono principalmente causati da terremoti, piogge intense, inondazioni, erosione fluviale e marina e attività umane. Hanno anche un alta potenzialtà di generare danni a monumenti, edifici, siti e strutture del patrimonio culturale. Sono classificate in vari tipi, tra cui crolli, scivolamenti, colate di rocce e terreni innescati e controllati da vari fattori sismologici, topografici, climatici e geologici, tra cui la litologia, l’elevazione, la pendenza, la morfologia del versante, la distanza da faglie, fiumi e strade, l’accelerazione sismica al suolo e le precipitazioni. Questi fenomeni gravitativi possono causare il danneggiamento dell’edificio o dell’oggetto del patrimonio culturale, gravi deformazioni, il crollo degli edifici e la completa distruzione del monumento, dell’edificio, del sito e della sruttura del patrimonio culturale.

Il tempio di Apollo, dio della musica, dell’armonia, della luce, della guarigione e degli oracoli, occupava la posizione più importante del santuario panellenico delfico. È costruito in prossimità di versanti alti e ripidi (pietre di Faedriade), che corrispondono a una scarpata di faglia con andamento E-W che forma il margine settentrionale del bacino del Golfo di Corinto. Sono suscettibili di caduta massi con un alto potenziale di danneggiamento dei monumenti del sito di Delfi. (Foto del professor Dr. Efthymis Lekkas)

Anche il sito archeologico di Olimpia è stato interessato da movimenti gravitativi lungo i versanti dell’adiacente collina di Cronion. Per far fronte a questi fenomeni, presso l’Anderon delle Tesorerie, situato ai piedi della collina di Cronion, è stato costruito un muro di sostegno composto da blocchi di calcare bioclastico delle dimensioni di 0,5×0,5x1m. Non ci sono dati specifici sull’epoca della sua costruzione, ma fu coperto da fenomeni di scorrimento e movimenti di massa del terreno dell’epoca e scoperto durante gli scavi sistematici dell’Istituto Archeologico Germanico (1875-1881). Mariolakos et al. (2004) hanno sottolineato che i fenomeni di creep e i movimenti di massa del terreno in questa parte del sito archeologico costituiscono una complicata questione geotecnica multiparametrica con un alto potenziale di compromissione delle strutture antiche, come già accaduto in tempi antichi.

Il sito archeologico di Delfi è vulnerabile alle cadute di massi generate lungo le Pietre di Faedriade. In passato, il sito era parzialmente ricoperto da detriti derivanti da crolli dal versante . (Foto del Dr. Spyridon Mavroulis)

L’erosione è riconducibile ai processi del vento e dell’acqua. Il vento provoca sollecitazioni e danni meccanici alle strutture, poiché trasporta acqua, sali, polvere e sostanze gassose verso l’oggetto. Inoltre, può aumentare o diminuire l’azione chimica e l’impatto dell’acqua e dei gas sui monumenti, gli edifici, i siti e gli oggetti del patrimonio culturale, provocando la deposizione di inquinanti, la corrosione biologica, i cicli di asciugatura e umidificazione, l’usura meccanica delle superfici attaccate e l’impatto abrasivo. Tutti questi effetti negativi possono causare danni considerevoli, che variano da modifiche alle parti esterne delle strutture del patrimonio culturale a danni strutturali, compreso il crollo parziale o totale. Per quanto riguarda i processi di erosione marina e fluviale, i monumenti, gli edifici e i siti del patrimonio culturale situati nelle aree costiere e fluviali sono più vulnerabili e suscettibili.

L’Isola di Pasqua (Rapa Nui) si trova nell’Oceano Pacifico ed è una delle isole abitate più remote del mondo. Il suo ambiente costiero è composto da terreni incolti e particolarmente suscettibili all’erosione costiera. L’assenza di una barriera corallina a protezione dell’ambiente costiero ne aumenta la suscettibilità. Gli oggetti culturali lungo le coste sono minacciati dall’erosione costiera e dall’innalzamento del livello del mare indotto dal cambiamento climatico.

L’Isola di Pasqua (Rapa Nui, Cile) è una delle isole abitate più remote del mondo. Era disabitata prima che le popolazioni polinesiane arrivassero sull’isola, probabilmente tra il 300 e l’800 d.C.. La maggior parte dei siti e degli oggetti del patrimonio culturale dell’isola di Rapa Nui (quasi il 90%) si concentra nella sua parte costiera. Inoltre, rispetto ad altre isole dell’Oceano Pacifico, Rapa Nui non ha una barriera corallina che protegga il suo ambiente costiero, composto da terreni poveri, dagli effetti negativi della crisi climatica. La sinergia di questi fatti rende l’isola, e più specificamente il suo patrimonio culturale costiero, estremamente vulnerabile all’aumento della frequenza di tempeste e venti e alla conseguente erosione costiera, nonché ad altri effetti negativi attribuiti all’evoluzione della crisi climatica. Centinaia di famosi monumenti cerimoniali che circondano l’isola sono in grave pericolo a causa dell’impatto dei suddetti effetti.

L’Isola di Pasqua (Rapa Nui) è famosa per le sue quasi 1000 statue monumentali esistenti, chiamate Moai, create dai primi abitanti di Rapa Nui. La maggior parte di esse si trova vicino alla costa. Pertanto, sono estremamente vulnerabili all’innalzamento del livello del mare e all’erosione costiera provocati dai cambiamenti climatici.

La crisi climatica è considerata di dimensioni disastrose. Ha indotto una seria minaccia per il nostro futuro, ma anche per il nostro patrimonio naturale e culturale. Gli eventi meteorologici estremi, comprese le pericolosità idrologiche e meteorologiche e i relativi disastri, aumentano con il passare del tempo e hanno un elevato potenziale di formazione di nuove condizioni con effetti negativi diretti e indiretti in tutto il mondo, compresi edifici, siti ed elementi del patrimonio culturale. Gli effetti diretti comprendono danni strutturali e non strutturali agli edifici del patrimonio culturale. Gli effetti indiretti si estendono a vari settori della vita quotidiana e delle attività correlate. Dovrebbero essere considerati come una situazione di emergenza continua, che richiede una risposta efficace per la sostenibilità del patrimonio culturale.

Il patrimonio culturale potrebbe fornire soluzioni ai problemi derivanti dai cambiamenti climatici e svolgere un ruolo significativo per lo sviluppo sostenibile, poiché di solito include conoscenze sull’ambiente, il clima, l’atmosfera e la biodiversità e offre tecniche rispettose dell’ambiente e pratiche sostenibili.

I disastri causati dall’uomo con un alta potenzialità di interessare il patrimonio culturale sono i conflitti armati e i disastri tecnologici. Secondo la definizione dell’Uppsala Conflict Data Program (UCDP), un conflitto armato è un’incompatibilità contestata che riguarda il governo e/o il territorio in cui l’uso della forza armata tra due parti, di cui almeno una è il governo di uno Stato, provoca almeno 25 morti in un anno solare.

Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di disastri (UNDRR), i rischi tecnologici si riferiscono alle pericolità che derivano da condizioni tecnologiche o industriali. Comprendono incidenti tecnologici o industriali, procedure pericolose, carenze infrastrutturali e specifiche attività umane. Questi eventi hanno un elevato potenziale di causare morti, feriti, malattie o altri impatti sulla salute, nonché danni all’ambiente naturale e costruito, compresi monumenti, edifici, siti ed elementi del patrimonio culturale.

I rischi tecnologici possono anche essere attribuiti ai pericolosità naturali e ai relativi disastri, come nel caso del disastro nucleare di Fukushima Daiichi indotto dal Grande tsunami del Giappone orientale generato dal terremoto di Mw = 9,0 dell’11 marzo 2011 di Tōhoku (Giappone).

Secondo l’UNESCO, Aleppo era un tempo una delle città più ricche dell’umanità. Costruita nel 715, la Grande Moschea di Aleppo, nota anche come Moschea degli Omayyadi, riflette la ricca e antica storia della regione, portando con sé elementi di diverse culture occidentali e orientali. La Grande Moschea, come parte dell’Antica Città di Aleppo, è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1986. Purtroppo, è stata aggiunta per la prima volta alla lista del Patrimonio mondiale in pericolo nel 2013, dopo essere diventata un campo di battaglia nel luglio 2012. Foto di George Ourfalian/AFP/Getty Images via https://news.artnet.com/art-world/aleppo-evacuation-destruction-cultural-heritage-784538

Le pericolosità antropiche e i relativi disastri, compresi i conflitti armati, sono caratterizzati da un’ alta potenzialità di causare danni considerevoli a siti, edifici ed oggetti culturali. Diversi musei, templi, mausolei, tombe e moschee appartenenti al patrimonio mondiale dell’UNESCO sono stati recentemente distrutti da conflitti armati in vari Paesi del vicino Oriente, tra cui Siria, Iraq e Giordania. Uno degli esempi più caratteristici è la città di Aleppo in Siria, che è diventata un centro di combattimenti. La Grande Moschea della città aveva un minareto di oltre 1000 anni. Nell’aprile 2013, la moschea è stata coinvolta in un pesante combattimento e un bombardamento ne ha provocato la completa distruzione. Da allora, anche molti edifici vicini alla moschea sono stati completamente distrutti dalle esplosioni.

Simili distruzioni intenzionali di siti ed edifici del patrimonio culturale avvengono in tutto il mondo. Un altro esempio caratteristico viene dall’Europa e dai conflitti armati che hanno avuto luogo nell’ex Jugoslavia negli anni Novanta. Durante questi conflitti, molti siti ed edifici, tra cui biblioteche e musei, chiese, parrocchie, monasteri, ponti, palazzi ed edifici dei centri storici, hanno subito danni a causa di bombardamenti e altre attività e in molti casi la completa distruzione.

Secondo l’UNESCO, Aleppo era un tempo una delle città più ricche dell’umanità. Costruita nel 715, la Grande Moschea di Aleppo, nota anche come Moschea degli Omayyadi, riflette la ricca e antica storia della regione, portando con sé elementi di diverse culture occidentali e orientali. La Grande Moschea, come parte dell’Antica Città di Aleppo, è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1986. Purtroppo, è stata aggiunta per la prima volta alla lista del Patrimonio mondiale in pericolo nel 2013, dopo essere diventata un campo di battaglia nel luglio 2012. Foto di George Ourfalian/AFP/Getty Images via https://news.artnet.com/art-world/aleppo-evacuation-destruction-cultural-heritage-784538

Gli edifici del patrimonio culturale sono soggetti all’inquinamento atmosferico. Le loro parti esterne (muri perimetrali, facciate) sono spesso annerite a causa dei procedimenti industriali del passato. Attualmente, gli edifici del patrimonio culturale assumono tonalità più calde, meno sgradevoli da vedere, ma non per questo meno dannose. Anche le caratteristiche idrometeorologiche di un’area possono influire sugli edifici del patrimonio culturale, favorendo la colonizzazione biologica delle parti esterne dell’edificio e aumentando il deposito di materiali sulle facciate. Questi effetti possono causare non solo problemi estetici, ma anche implicazioni strutturali negli edifici interessati.

Pareti perimetrali esterne annerite a causa dell’accumulo di inquinanti, in particolare particelle carboniose, nella Cattedrale di Santo Stefano (Stephansdom), situata nel centro della città di Vienna (Austria). È stata costruita in pietra calcarea e il colore originale delle sue pareti esterne era bianco. (Foto: Dr. Spyridon Mavroulis, Vienna 2017)

La Cattedrale di Santo Stefano (Stephansdom) fu completata nel 1160 ed è uno dei simboli più caratteristici di Vienna. La cattedrale è lunga 107 m, larga 40 m e alta 136 m nel punto più alto. È stata costruita in pietra calcarea e il colore originale delle pareti perimetrali esterne era bianco. Nel corso dei secoli, le pareti esterne tendono a scurirsi a causa dell’accumulo di agenti inquinanti, in particolare di particelle di carbonio. I materiali di superficie presentano strati di degrado nero che possono provocare danni sostanziali e perdite di materiale. I recenti progetti di restauro e i lavori attualmente in corso hanno riportato gradualmente alcune porzioni dello Stephansdom al loro bianco originale.

Pareti perimetrali esterne annerite a causa dell’accumulo di inquinanti, in particolare particelle carboniose, nella Cattedrale di Santo Stefano (Stephansdom), situata nel centro della città di Vienna (Austria). È stata costruita in pietra calcarea e il colore originale delle sue pareti esterne era bianco. (Foto: Dr. Spyridon Mavroulis, Vienna 2017)

Un’esplosione è il rilascio su larga scala, rapido e improvviso di energia immagazzinata. Questo rilascio provoca un aumento della temperatura e della pressione che trasforma i materiali in gas caldi e compressi. Poiché questi gas sono ad alta temperatura e pressione, si espandono rapidamente creando un’onda di pressione, nota come onda d’urto. L’onda d’urto è il risultato della combinazione dell’esplosione d’aria e dell’urto al suolo. Quando l’onda d’urto raggiunge un edificio, viene riflessa, provocando un’amplificazione della sovrapressione di un fattore significativo, che va da 2 a 13. L’onda d’urto entra nell’edificio attraverso porte e finestre rotte e colpisce non solo gli elementi non strutturali dell’edificio, ma anche quelli strutturali, come solai e colonne. L’onda d’urto subisce diverse diffrazioni dovute all’interazione con varie superfici, con conseguente aumento o diminuzione della pressione. L’esplosione d’aria è il principale meccanismo di produzione di danni nell’ambiente costruito non solo nei dintorni del luogo dell’esplosione, ma anche a distanze maggiori.

Vista da drone del Palazzo Sursock, costruito nel 1860 da Moussa Sursock. Si trova nella storica Sursock Street, nel quartiere Achrafieh della città di Beirut (Libano) ed è stato gravemente colpito dall’esplosione del 4 agosto 2020 nel porto della città. (Foto di Haytham Al Achkar/Getty Images via https://www.theguardian.com/world/gallery/2020/aug/13/beirut-explosion-devastates-sursock-palace-and-museum-in-pictures)

Nel pomeriggio del 4 agosto 2020, un incendio è scoppiato nel magazzino 12 del porto di Beirut City. Il magazzino conteneva un’enorme quantità di nitrato di ammonio (2750 tonnellate) ed era situato accanto a un silos per cereali e vicino ad altre strutture portuali. Quando l’incendio è divampato, una prima esplosione ha provocato una nube di fumo di diversi metri di altezza, seguita da una lunga serie di lampi di luce bianca alla base della colonna di fumo, accompagnati da un suono scoppiettante. Pochi secondi dopo, una forte esplosione ha colpito Beirut. Ha sprigionato una nube di fumo rosso-arancio ad alta tossicità di biossido di azoto, risultato dell’esplosione del nitrato di ammonio immagazzinato e circondato da una nube di condensazione bianca. La seconda esplosione ha fatto scomparire il magazzino, ha devastato il porto e le strutture adiacenti e ha colpito fortemente i quartieri residenziali densamente popolati della città e i quartieri commerciali del centro (Lekkas et al., 2020). È stato avvertito nel nord di Israele e a Cipro, sino ad una distanza di 240 chilometri in direzione ovest.

Per quanto riguarda l’impatto sulla popolazione locale di Beirut, l’esplosione è stata avvertita fino a un raggio di tre chilometri, un’area in cui vivono più di 750.000 persone. Questa massiccia esplosione ha provocato 178 vittime, più di 6.000 feriti e circa 300.000 senzatetto (dati al 14 agosto 2020). Ha provocato ingenti danni a edifici e veicoli. L’onda d’urto dell’esplosione è stata il fattore dominante per i danni agli edifici che circondano il luogo dell’esplosione.

L’esplosione del porto di Beirut e la successiva onda d’urto hanno causato gravi danni ad alcuni dei quartieri più vecchi della città di Beirut, che comprendono centinaia di edifici storici, tra cui siti culturali, aree storiche ed edifici del patrimonio. Le aree storiche colpite sono quelle di Mar Mikhaël, Sayfé, Gemmayzeh, Geitawi, St. Nicolas, Zukak el-Blatt, Minet el-Hosn e Bachoura. 480 edifici del patrimonio culturale sono stati danneggiati dall’esplosione. In particolare, 85 sono stati danneggiati in modo grave, 370 in modo moderato e 25 in modo lieve. Sono stati colpiti anche 160 edifici storici caratterizzati da particolari caratteristiche progettuali e costruttive (Ministero della Cultura – Direzione Generale delle Antichità di Beirut, 2020; PwC, 2020).

Le aree di Gemmayzeh e Mar Mikhaël sono caratterizzate da una grande concentrazione di edifici storici. La maggior parte di essi è stata colpita dalla scossa al suolo e dall’onda d’urto prodotta dall’esplosione nel porto. Circa 60 edifici  erano sull’orlo del crollo (UNESCO, 2020). Gli edifici storici di Beirut erano già vulnerabili a causa della mancata conservazione.

Vista parziale degli interni danneggiati del Palazzo Sursock (città di Beirut, Libano) dopo l’esplosione del 4 agosto 2020 nel porto della città. Gli interni del palazzo sono stati pesantemente colpiti dall’onda d’urto dell’esplosione e molti oggetti culturali sono andati completamente distrutti. (Foto di Felipe Dana/AP via https://www.theguardian.com/world/gallery/2020/aug/13/beirut-explosion-devastates-sursock-palace-and-museum-in-pictures)

Il saccheggio di antichità comprende uno scavo illegale in un sito al fine di rimuovere e vendere gli oggetti culturali trovati. Per trovare e rimuovere questi oggetti, i saccheggiatori di solito scavano una buca poco profonda di pochi metri, ma a volte usano strumenti e attrezzature pesanti, che minacciano l’accesso agli edifici e ai siti del patrimonio culturale e distruggono gli elementi non strutturali e strutturali degli edifici, causandone la completa distruzione. Questa attività è endemica nei Paesi e nelle aree del Mar Mediterraneo, tra cui l’Italia, la Grecia, la Turchia, Cipro e l’Egitto, ricchi di siti e oggetti del patrimonio culturale archeologico. Attività illegali simili si verificano in Africa, nel Sud-Est asiatico e in Sud America, dove gran parte delle civiltà del passato sono ancora sconosciute alle scienze storiche e archeologiche ufficiali e non sono state scoperte.